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BIOGRAFIA
Sono Lucrezia Piscopo, nata in provincia di Agrigento nel maggio del 1992.
Fin da bambina ho coltivato una forte passione per la pittura e crescendo non ho abbandonato questo istinto creativo. Tra un disegno a matita, un acquerello e un banco imbrattato conseguo la maturità classica ad Agrigento, periodo nel quale inizio ad incuriosirmi alle lingue e alle culture lontane.
Mi sarebbe piaciuto frequentare l’Accademia ma la mia vita è sempre stata una sorpresa in divenire e ho cambiato strada tante volte. A 20 anni parto per Taiwan, a 23 anni lavoro a Chengdu, adesso sto portando a termine un dottorato di ricerca.
In pandemia ho cominciato a parlare della mia arte e ho ricevuto i primi riscontri che non mi aspettavo. Sono in finale regionale (Lazio) al concorso MarteLive per la sezione pittura, le mie opere sono esposte all’atelier Montez di Roma, a settembre di quest’anno sono stata selezionata tra i 12 finalisti per il premio Michele Cea.
Così come nell’arte, ho iniziato a raccontare il mare della Sicilia nelle mie opere di artigianato. Ho iniziato lo studio e le reazioni della resina epossidica a dicembre 2020 e ho iniziato a padroneggiare la tecnica a marzo 2021. L’arte fluida non permette a riproduzione in serie ed ogni oggetto, come per i quadri, è un pezzo unico.
Ho iniziato così a riprodurre il mare dentro gli oggetti più disparati e a portare con me un pezzo della mia terra ovunque sia.
PROGETTO
Sono nata in Sicilia nel 1992, sin da piccola ho avuto un forte istinto creativo a cui però non è seguita una formazione in Accademia a causa di pressioni familiari. Ho esplorato dapprima varie tecniche pittoriche e solo di recente, nel maggio 2020, ho deciso di iniziare a mostrare la mia arte sui social mentre dal 2021 ho deciso di sperimentare con la resina, portando avanti un mio progetto di artigianato. Stavolta impavida e libera come l’acqua.
Lavoro la resina epossidica riproducendo il mare della (mia) Sicilia dentro oggetti in legno (ciotole, taglieri, sottobicchieri).
Non è stato immediato dominare questa tecnica, che viene dagli Stati Uniti e dall’Australia. La creazione della prima onda è stata una grande soddisfazione ma la sperimentazione è continua e va avanti tutt’ora. In un anno e mezzo ho sperimentato diversi tipi di resina sulla base del lavoro in cui mi cimentavo.
Da piccoli oggetti sono arrivata alla creazione di tavolini da salotto, in collaborazione con falegnami del territorio. Fette di legno di recupero diventano pezzi d’arte, rinascendo sotto una nuova forma.
Le mie creazioni non sono solo componenti d’arredo, sono realtà parallele dove trovare sempre rifugio, forza e libertà in ogni momento della giornata, un po’ come l’armadio delle Cronache di Narnia.
