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Simona Loria

VIDEOARTE |

Simona Loria è una studentessa laureata in Fashion Design presso lo IED di Firenze, trasferitasi a Roma per continuare gli studi magistrali in Fashion studies presso La Sapienza per arricchire il suo bagaglio culturale. Simona vorrebbe fare esperienza in azienda per poi poter creare il suo progetto personale e la sua visione di moda, basata tutta sulla comunicazione e sull’aiutare gli altri tramite quello che le riesce meglio: creare. 

La moda per lei è più di un indumento; è un linguaggio universale, un veicolo di espressione che racconta storie di forza e resilienza. Con determinazione e sensibilità, Simona Loria intende plasmare un mondo in cui la moda non è solo estetica, ma anche un mezzo per generare impatto positivo. Il suo brand si propone di essere una fonte di ispirazione, donando non solo capi di abbigliamento, ma un messaggio di solidarietà e speranza per coloro che indossano le sue creazioni. Con lei l’abito non è più un semplice involucro, ma un potente strumento di divulgazione. 

PROGETTO
Il progetto Minerva nasce dalla testimonianza di 15 donne che hanno combattuto contro il cancro al seno ponendomi come obiettivo quello di dare un volto al loro percorso, dare forza e lanciare un messaggio di sensibilizzazione in quanto io sia profondamente convinta che la moda sia un forte strumento di comunicazione. Durante il mio lavoro ho voluto esplorare i contorni di questa malattia, proponendo un viaggio attraverso il dolore, la rabbia e la speranza. L’idea alla base è quella di costruire una collezione partendo da indumenti e tessuti riciclati come jeans, l’imbottitura di vecchi cuscini e parte dei collant divenendo in realtà un vero e proprio inno alla femminilità, poiché ho cercato di rappresentare l’integrità del corpo femminile, la questione della perdita e della mutilazione, dell’intimità ferità ma anche l’amore per il proprio corpo. Il design è la sintesi di una combinazione di transizione, fatta di passato e futuro, di testimonianze e racconti, di sensazioni ed emozioni… di vita. 

Il filo conduttore della collezione è la vita stessa trasposta su degli abiti, avvolti da pesanti masse rimovibili, al fine di indicare un periodo difficile ormai superato e di raccontare la metamorfosi, una nuova pelle, una nuova vita. Quindi tramite la manipolazione di tessuti riciclati ho voluto realizzare abiti che potessero parlare al posto delle donne, delle persone che vivono momenti difficili ma che riescono con tenacia a superarli. Infine, vorrei dire che io ho inteso questa collezione come una sorta di forma d’”Arte come cura”, la moda come arte ma come mezzo espressivo in grado di lenire la sofferenza.