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Olympia Maas

LETTERATURA |

Olympia Maas nasce nel 2022 dopo una frattura scomposta al quinto metatarso. Prima di allora è stata una delle fondatrici di una rivista che risuonava sopra i tetti del mondo, dove curava la sezione Mimesis, dedicata al cinema e alle arti figurative. Collabora o ha collaborato con alcune riviste online, quali Nazione Indiana, La Balena Bianca, Frammenti rivista, Verde rivista, The Serendipity Periodical, Flanerì, Carmilla, Limen Pastiche, The Walkman Magazine, pubblicando saggi critici, racconti, recensioni e articoli giornalistici. La sua ricerca letteraria procede di pari passo con l’esplorazione di altri linguaggi estetici. È stata bassista e corista nel Richiamo della Balena, ha realizzato delle performance di natura teatrale-musicale in occasione della presentazione della raccolta poetica L’urlo barbarico (A. V., Le Mezzelane, 2017). Di recente ha iniziato a guardare ancor più alle arti performative, in particolare alla danza e al teatro. Qualcosa di nessuna importanza è la sua prima pièce, in attesa di essere messa in scena. 



Descrizione opera

Italian beauty è una narrazione ridotta all’osso, un crudele squarcio nella trappola del mondo accademico. Una bolla pronta a esplodere fatta di raccomandazioni, di favoritismi, di competizione spregiudicata, di abusi, di psicosi, di autodistruzioni e di vendette; ma anche di perturbante, incomprensibile e abortita umanità. Attraverso tre sezioni, soltanto dialoghi martellanti si alternano fra loro; dei personaggi non rimane nulla se non la loro eco. La scrittura tagliente restituisce il senso di annientamento della persona attraverso lo svuotamento della fisionomia degli attori coinvolti, raccontando esperienze indicibili nel modo più veritiero possibile, ossia un modo crudo e brutale. 

Tre personaggi, tre piani narrativi, tre luoghi diversi. Nella prima sezione due dottorande parlano fra loro: una ragazza cerca di parlare alla collega arrivista per proporle una via di uscita dalla relazione sessuale tossica che si è instaurata con un professore barone. L’altra inizialmente la scosta, le dice di smetterla, ma coi suoi dialoghi la collega è come si sostituisse a lei, dicendole ciò che l’arrivista non vuole realizzare appieno. E infine, la soluzione. “È un gioco?” “No, non lo è”.

Nella seconda sezione c’è la presa diretta umiliante di un amplesso che rasenta lo stupro. Ma sui due personaggi, l’arrivista e il professore, viene lasciato aperto un varco sulla loro, seppur flebile, umanità, e la loro forma, per quanto malata e perversa, di un sentimento che in definitiva è amore. 

La sezione conclusiva è dove si consuma un epilogo inaspettato per il professore e forse anche per l’arrivista. Voci spezzate si confondono fra loro, e il finale aperto lascia al lettore una possibilità fittizia che le cose possano risolversi. 

La forza del racconto risiede non solo nella crudezza di ciò che è detto, ma soprattutto nella potenza di ciò che manca.