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Lidi Precari

TEATRO |

LIDI PRECARI

Il collettivo nasce dall’incontro del triennio accademico dell’A.N. A. D. “Silvio d’Amico” 2019/2022, dove a causa della pandemia da covid19 i ragazzi e le ragazze del corso hanno cominciato fin da subito a collaborare, inventare e costruire indipendentemente dall’istituzione. Dopo la fine della pandemia, rimane l’idea di rete, di gruppo, di collettivo. Nasce, così, LIDI PRECARI. Due i concetti fondamentali: lo scambio e la precarietà della propria esistenza, sia in termini lavorativi che in quelli sociali. Cosa meglio di un lido per definire un nuovo approdo, una spiaggia dove fermarsi dopo aver tanto girato, cercato e inseguito? Allo stesso tempo però la precarietà del lavoro – quello dell’artista – e la precarietà delle relazioni sociali e della macchina che forma la nostra civiltà, non può non essere presa in considerazione e tralasciata. LIDI PRECARI cerca di formare il più possibile un gruppo che sia intercambiabile, contaminato da tutt* le persone, di qualsiasi disciplina artistica, abbandonando la singolarità e prendendo atto della collettività come unica e forte presenza per vivere, creare e divertirsi.

“C19H28O2 (o Come Avere le Palle)” debutta sotto forma di corto teatrale presso il Festival Contaminazioni 2023 di Roma. Sempre in forma di corto vince il premio Miglior Spettacolo e il 2° posto Premio Speciale del Pubblico al Festival Nazionale di Corti Teatrali “InCorti da Artemia1° premio ex-aequo “Sostantivo Gender” indetto dal Teatro Spazio 18b, 1° posto ex-aequo “European Young Theater presso il Festival dei Due Mondi di Spoleto, Miglior Spettacolo e Miglior Regia presso il Festival Estrocorti 2023 di Bologna. Vince il bando Pillole 2023 indetto da Fortezza Est, che ora è co-produttore della versione completa dello spettacolo.

SINOSSI E DESCRIZIONE

Una piccola barca, mare aperto, due pescatori, Loris e Gu, puliscono il pesce raccolto durante la notte. Viaggiano da giorni alla ricerca di una creatura la cui cattura potrebbe stravolgere le loro vite.

Ma il viaggio porta con sé altri mostri: il divario fra i due si esacerba e la barca diventa un luogo in cui far carburare una corsa alla virilità, a capire chi è più “uomo”, chi reprime di più, chi ama di meno.

Questa storia in una formula: “C19H28O2”, per gli amici, Testosterone

Il tentativo di indagare cosa fa di un maschio, un maschio, solo per capire che, forse, la mascolinità (come anche la femminilità) non esiste.

Esiste, per Loris e Gu, solo il costante tentativo di dimostrare d’essere “uomini”, d’allontanare la minaccia sempre imminente di diventare “effemminati”. 

L’unità di misura della mascolinità, l’unica vera igiene del loro mondo, è il lavoro.

“Prendo, sbatto, taglio, tolgo, butto” in un ciclo infinito, interrotto, sì, da qualche sporadico pensiero, ma subito ripreso e riconfermato. Nessun dubbio, solo produrre, e produrre più degli altri.

Poi, l’imprevisto: la donna. Resa oggetto, scomposta in ogni suo elemento da Gu; innalzata a dantesca “donna angelo” da proteggere, da Loris. 

Due attitudini ugualmente tossiche che hanno come unico risultato quello di implodere rovinosamente in sé stesse.