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Gennifer Deri

FOTOGRAFIA |

Gennifer Deri è un’artista visiva che vive e lavora in Italia, si laurea all’Accademia di belle Arti di Carrara in pittura con una prima tesi su Arte cinetica e Programmata e una seconda su Arte e Femminismo. Fin dall’inizio l’artista si interessa alle neuroscienze, alla fisica quantistica e al rapporto tra reale e virtuale, conducendo una ricerca artistica dove, grazie ad un uso sperimentale del mezzo fotografico e di particolari software algoritmico, riflette sulla possibilità di fornire una nuova visione dell’immagine e dello spazio, in cui l’osservatore possa immergersi e iniziare così a risignificarsi, mettendo in discussione se stesso e le abitudini percettive con cui è abituato a vedere la realtà. Quest’ultimo è inteso come il prodotto dell’interrelazione tra un’entità trasmittente nello spazio esterno e un ricevente nello spazio-corpo interno. 

SINOSSI

Decrypt for-mat #15 è un tentativo di portare le persone a mettere in discussione la propria percezione, ad interrogarsi sulla propria identità e a considerare il fatto che non esiste una percezione oggettiva della realtà, ma la significhiamo in base a quello che è il nostro background educativo-culturale e agli automatismi che la società attuale sedimenta nella nostra coscenza. L’ambiguità dell’immagine, la doppia lettura che essa porta in sé, è stata fin dall’inizio uno degli elementi caratterizzanti la ricerca dell’artista: “l’immagine del corpo” diventa “il corpo dell’immagine”, così come lo “spazio del corpo” diventa “il corpo dello spazio”, la forma diventa in questo caso una deformazione che “in-forma” l’osservatore dell’esistenza di una possibile altra visione di sé.  Allo stesso modo, Decrypt for-mat significa “decriptare la materia” ma anche “decriptare il formato”, non diversamente dalla scrittura dove le parole cambiano di significato quando altre parole o contesti discorsivi vengono affiancati. Significa anche mettere in discussione il concetto di fotografia stesso, come forma canonica ed immagine realistica. Così l’artista reinventa un sistema comunicativo in cui l’immagine corporea funziona proprio come le parole, come espediente per avviare un dialogo che diventa continuo tra spettatore e opera: liberare il corpo dal suo involucro e portarlo oltre i suoi confini fisici e ideologici. Gennifer Deri cerca  di andare oltre l’immagine, oltre il genere, oltre questi schemi culturali sociali e politici che da anni si sono sedimentati nelle nostre menti, per iniziare invece a parlare di una soggettività sessualmente indifferenziata e soprattutto per far rivivere la soggettività che è propria di ogni individuo, un aspetto che oggi sembra non esistere più nel momento in cui, nella maggior parte dei casi, le persone sono l’emanazione di un’ unica identità ripetuta e costretta dai codici dominanti. Interrogandosi sulle potenzialità delle tecnologie digitali, l’artista riflette sulla possibilità di fornire una nuova visione dell’immagine e dello spazio in cui l’osservatore è immerso e inizia così a ri-significare e ri-percepire se stesso come persona, al di sopra di ogni differenza e automatismo.