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Elena Romanini

PITTURA |

Elena Romanini,nata a Roma nel 1990 coltiva fin da piccola la passione per l’arte e il disegno. Frequenta il liceo artistico iniziando a sperimentare nuove tecniche artistiche, innamorandosi della pittura.

Seppur interrotta durante gli anni di studio universitario la sua passione riemerge durante il lock down dove l’arte si fa mezzo di riflessione e riscoperta di sé. 

Elena Romanini ha partecipato alla mostra “Da Beatrice a Cecilia con gli occhi del domani” con il quadro Musa, 2022 mostra digitale ; alla mostra “Sognando il Giappone” con Sogno in verde, La fine del giorno, Sandali, Crepuscolo, 2022 Ramen Bar Akira Roma; ed infine alla mostra “Future” con le opere Sogno in verde, La fine del giorno, 24-2-2022, Ritrovarsi, 2022 mostra digitale.

Descrizione del progetto in concorso o poetica:

Ci sarebbero mille cose da dire sull’arte di Elena Romanini; ci sarebbero mille aspetti da analizzare e approfondire: le proporzioni, la luce, l’estetica che ne emerge a conclusione delle sue opere, l’essenza delle emozioni, la capacità di render palesi queste ultime.

Probabilmente ci vorrebbero pagine e pagine per offrire un tentativo di lettura quasi completo e analitico. Elena ha una capacità di sapersi muovere tra stili differenti che non è da tutti; ha la capacità di muoversi con leggerezza e sicurezza tra l’astratto e il figurativo, abbattendo ogni limite artistico. Le sue opere sono dimostrazione del saper fare arte, del saperlo fare a prescindere da ciò che decide di creare nelle sue tele.

Nelle opere figurative Sogno in verde e La fine del giorno, ho rintracciato nelle sue figure femminili una spiccata delicatezza mista ad una sensualità dolce, dove le linee morbide si espandono con naturalezza nella tela, e dove i colori –ora brillanti, ora pastello ora tenui – si inseriscono nel disegno incentivandone l’armonia complessiva.

Le opere di Elena sono opere silenziose all’apparenza, ma capaci di raccontare l’impeto delle emozioni, la paura, lo sconcerto, la ricerca di serenità, le proprie zone di conforto; sono caos e sono stasi, sono parole urlate ed altre sussurrate all’orecchio che sembrano dire: condividiamo gli stessi sogni e lo stesso tormento.

Testo di Beatrice Cordaro – Storico dell’arte e curatore