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Chiara Di Pofi

PITTURA |

Chiara Di Pofi.

Frequentando il corso di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, ho avuto modo di conoscere docenti straordinari che mi hanno guidata verso la miglior direzione che fossi in grado di intraprendere.  
Uno di questi fu Gianni Dessì, sicuramente il più significativo nella mia formazione triennale, che mi permise di lavorare con lui anche durante la prima tesi, accettando di seguirmi in veste di mio Relatore.
È anche grazie a lui che ho avuto l’opportunità di esporre nelle mostre più importanti del mio percorso fino ad ora; la prima fu quella di “ARTEPORTO”, dal titolo “Fuori Confine”, svoltasi nel settembre del 2021 presso i Porti Imperiali di Claudio e Traiano, a Fiumicino (RM).
 
La seconda mostra, l’anno successivo, nel settembre del 2022, si è svolta nella galleria “La Nuova Pesa” (RM), con il titolo di “Accade!”.  

Ultima mostra significativa porta il nome di “WHITESPACE”, presso la galleria Torinese “Riccardo Costantini Contemporary”, inaugurata il 23|11|2023 e ancora in corso.

Descrizione progetto

Corpo

2023

Le pressioni sociali pongono la maggior parte dell’attenzione sulla contemplazione del corpo, alla ricerca di una perfezione illusoria, che riguarda più che altro l’aspetto fisiologico, senza spingersi più verso la crescita o la formazione culturale e personale, ad esempio.

L’attenzione si muove verso la modifica, l’alterazione e la distorsione, spinta da un superfluo ideale di “miglioramento” che tende a riguardare, sempre di più, soltanto il corpo.

Il desiderio di perfezionarsi prevalentemente ad un livello più superficiale ha suggerito anche la scelta del materiale, che doveva rispecchiare l’artificiosità e avvicinarsi all’idea di plasmare.

Da qui il “Pongo”, un materiale plastico modellabile a base di cera, creato per il divertimento dei bambini, che mi ha permesso di trasportare questi corpi femminili, in una dimensione ferma, immortalandoli nella frustrazione di vivere nella loro imperfezione.

Nonostante l’egocentrismo dell’epoca che viviamo, i corpi hanno bisogno dell’impronta di qualcun altro, che suggerisca loro dove aggiungere o togliere materia, così come di quale colore rivestirsi.

Il risultato non è altro che un corpo vuoto, privatosi dell’opportunità di una crescita più profonda e della libertà di ragionamento, in qualche modo, distratto dal solo scopo di divenire appagante per un pubblico di cui esso stesso non ha interesse di preoccuparsi, e che restandone vittima, si fa carnefice di una superficiale realizzazione individuale.