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Andrea Montagnani

STRETT ART |

Andrea Montagnani, nasce nel 1989 in un piccolo paese della Toscana.

Si trasferisce a Firenze finiti gli studi al liceo e frequenta la triennale di fotografia presso la Fondazione Studio Marangoni.

Lavora nella fotografia di moda tra Firenze e Milano finché non decide di spostarsi ad Amsterdam.

Qui entra in contatto col mondo della Street art che lo coinvolge così profondamente da fargli cambiare strada.

Nel 2016 torna in Italia e inizia il suo vero percorso nel mondo dei graffiti,

cercando di far diventare quella passione un lavoro.

Nel 2017 vince il primo concorso nazionale che gli permette di realizzare il primo grande intervento di rigenerazione urbana e affacciarsi sulla scena.

Nel 2018 vince il secondo concorso nazionale “Impiastreet” di Bergamo.

Inizia a collaborare con Ninjaz, massimo esponente della scena fiorentina, puntando a realizzare progetti di rigenerazione urbana e lavorare a stretto contatto con enti pubblici e privati.

Realizzano progetti con Ferrovie dello Stato, Regione Toscana e numerose amministrazioni comunali in tutta Italia.

Nel 2022 e 2023 espone a La Biennale di Venezia “the milk of dreams” e La Biennale di architettura.

Nel 2022 arrivano i primi ingaggi in Francia, Spagna e Svizzera; intanto continuano i lavori di rigenerazione in Italia e realizza a Bibbiena (Arezzo) uno dei murales più grandi d’Italia con quasi 400m” di superficie.

progetto:

Con il suo stile Mozz cerca sempre di raccontare una storia; le texture accompagno lo story telling e fanno da cornice a un elemento figurativo di solito raffigurato in bianco e nero. I suoi background sono costituiti da forme geometriche che possono ricondurre a un paesaggio o una particolare situazione.

Il concetto di base che sta dietro alle sue opere è che un qualsiasi soggetto non è quel che appare, ma il risultato di tutto il suo vissuto e dell’ambiente che lo circonda.

“La Vie en Rose”

Stiamo attraversando un periodo storico strano, le persone sono sempre più lontane l’una dall’altra, prevale la paura dell’altro, guerre su guerre si alimentano in tutto il mondo.

osserviamo tutto da uno schermo, comodi, accerchiati da ogni comodità, sembra di seguire un reality scandito da pubblicità che ti dicono di comprare cose nuove che non ci servono e non pensare ai drammi del mondo che ti hanno appena fatto vedere; “sii felice, consuma, non ci pensare, non è un problema tuo”.

La storia non ci ha insegnato niente, il profitto è più importante delle vite umane; è il gioco egoistico di pochi che decidono il destino di tanti.

è l’ipocrisia ha far da padrona in questa giostra malata che porterà soltanto a una possibile risoluzione, l’estinzione umana.

Intanto continuiamo ad essere accecati; a vedere una realtà filtrata e addolcita, questa la motivazione per cui nell’opera i colori richiamano al pop.

La scelta cromatica ha infatti il fine di presentare un fatto drammatico con una maschera di velata allegria.