Andrea D’Auria
FOTOGRAFIA |
Ludovico Andrea D’Auria, fotografo e regista nato a Roma, vive tra Londra e la sua città natale dopo anni a Berlino. Partendo dallo studio della comunicazione visiva e il coinvolgimento nelle scene underground di Berlino, si avvicina alla fotografia che utilizza come terapia, esprimendo emozioni e istinti arrivando così a delineare il suo percorso artistico.
Il progetto fotografico “Storia dell’arte Universale” documenta la sua trasformazione e diventa il manifesto visivo di LAD. Nel Blender Studio di Berlino, fonda un collettivo e inizia a lavorare come fotografo di moda, esponendo a Parigi, Roma e Berlino. Tornato a Roma nel 2017, collabora con riviste internazionali e inizia a lavorare su “Un film su Lucone”, coinvolgendosi in questioni familiari legate alla salute mentale.
Nel 2018, si trasferisce a Londra, dedicandosi alla fotografia di moda ed editoriale e avvicinandosi alla comunità LGBTQ+. Le sue opere vengono pubblicate su riviste internazionali e continua a esporre a Londra, Berlino e Atene. Il progetto itinerante “Is there still life on Mars?” nasce ad Atene, fonde temi ambientali con filosofie distopiche ispirate a Londra, Atene e Roma.
Nel 2021, ritorna a Roma per approfondire progetti personali e esplorare la comunità LGBTQ, avviando un nuovo percorso creativo centrato sui media audiovisivi e sulla narrazione.
Descrizione del progetto
“Is there still life on Mars?”
è un progetto fotografico che attraverso uno sguardo sarcastico esplora le connessioni tra l’uomo, il tempo e la natura. Il linguaggio visivo letterale utilizzato nelle immagini veicola concetti intricati, invitando gli spettatori a interpretare e cercare risposte personali, con lo scopo ultimo di innescare domande che mettano in discussione le certezza del genere umano.
L’attenzione si concentra su ciò che l’uomo soffoca, dalle metropoli alle antiche città in rovina fino ai villaggi abbandonati. Il paesaggio è segnato da una brutalizzazione pervasiva, con il lavoro umano che lascia la sua impronta devastante. Dove la pianificazione urbana vacilla, la vitalità umana sembra cedere il passo a una proliferazione stanca e romantica delle macchine..
Tuttavia, ci si interroga su ciò che rimane della vita sul nostro pianeta. I media e i politici affrontano ora le conseguenze ambientali di decenni di urbanizzazione e sovracostruzione, evidenziando una stretta crescente sulle città che viviamo. La richiesta infinita dell’umanità, accompagnata da avidità e indolenza, ha portato a un’urbanizzazione deludente, con edifici incompiuti e cantieri edili ormai parte del paesaggio.
La consapevolezza collettiva è urgente, ma emergono miliardari desiderosi di colonizzare Marte. La domanda persiste: siamo certi di voler portare di nuovo questa vita su Marte?