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Claudia Fantucchi

LETTERATURA |

Claudia Fantucchio alias fanclau è nata a Canicattì nel 1998 e ci ha passato diciotto anni; poi è partita per Padova e ci vive ancora. In questi sette anni ha studiato un po’ di lettere antiche, un po’ di moderne, un po’ di sociologia. Nel mezzo ha fatto l’insegnante, la correttrice di bozze, la tirocinante giornalista, la tutor per gli studenti detenuti. L’estate della maturità (o quella della fuga) ha fondato un blog che si chiama fanclau. Tuttora lo aggiorna regolarmente e lo considera il primo laboratorio di quasi tutto quello che le passa per la testa. Qualche mese fa gli è nato un fratellino più cattivo, che a sua differenza parla inglese e ha un format e un oggetto preciso: un longform al mese di critica alla sinistra fatta da sinistra. Ha scritto anche in contesti più formali. Ogni settembre è volontaria in redazione testi al Festivaletteratura di Mantova; e nel tempo ha collaborato con qualche rivista online e fatto un paio di incursioni nella scrittura accademica. La pratica della narrativa l’ha sempre accompagnata, ma i suoi unici esiti pubblici sono stati, per un periodo, i reading organizzati a Padova dal gruppo dei Nubivaghi. Nell’ultimo anno invece ha sistematicamente esposto quello che ho scritto. Ne sono venuti fuori Crammers, un racconto postato come se fosse un blog livejournal tenuto da un’appassionata di fanfiction nel 2012, e soprattutto Il pasto più importante della giornata, storia di un ragazzo che riflette sull’amore mentre fa colazione, raccontata senza riguardo per l’ordine degli eventi.

Descrizione progetto in concorso
I secchioni: laboratorio

fanclau sta lavorando a un romanzo che si chiama I secchioni; e che si sarebbe potuto chiamarsi Rainbow nerds, se la cosa non avesse rischiato di creare problemi con la ditta che produce le omonime caramelline americane. I secchioni è la storia di come alcuni secchioni, che qualcuno chiamerebbe gifted kids, passano dagli anni di esaltazione e pressione nei licei di provincia alle promesse più o meno sincere dell’accademia, alle forme più varie di malessere psicologico e burnout, alle esplorazioni identitarie, alla radicalizzazione politica — da un lato o dall’altro. Sono gli anni che vanno dalla metà degli anni 2010 a oggi, con in mezzo una pandemia e una serie notevole di recessioni e di tensioni internazionali: ognuno si orienta come può. La storia comincia quando la voce narrante sente due notizie: una persona di sedici anni che conosce di vista ha interrotto il Papa durante l’Angelus per protestare per la transizione ecologica; un suo ex ha litigato pubblicamente con il ministro per l’istruzione in difesa di una maturanda che ha dato dell’incel a Pavese. Quello che presenta oggi si chiama I secchioni: laboratorio perché vuole essere uno studio preparatorio, un ibrido fra il bozzetto e il pezzo autoconclusivo. Sono tre racconti, leggibili (anche) in autonomia, che confluiranno nel progetto più grande. Il primo è la storia della doppia notizia di cui sopra. Il secondo è un ricordo di adolescenza in provincia, o la storia di come non si gestiscono dei ragazzi plusdotati. Il terzo parla di Harry Potter, ovvero una delusione generazionale.