Agnese Oprandi, nata a Brescia nel 2000, vive e lavora tra Bergamo e Bologna, attualmente iscritta all’ABABO nella magistrale di arti visive. Il suo lavoro si avvale di forte utilizzo di videoart e cinema di prossimità, con ibridazioni installative e mescolandosi alla pittura. La sua ricerca è focalizzata sul malessere sociale e traumatico della sua e delle nuove generazioni, partendo da esperienze vissute per arrivare ad un’analisi delle sensazioni intangibili che le accomunano. L’obiettivo è quello di comunicare empaticamente con lo spettatore tramite luoghi comuni spingendolo ad osservare i materiali utilizzati e le loro implicazioni, ponendo in dialogo l’opera con il concetto di elemento mancante.
Descrizione progetto in concorso
“Fai sempre il cinema”
Girato nello stesso cinema anni ’70 del mio precedente video Secondo tempo, questo lavoro è un’ulteriore ricerca sull’isolamento, trauma generazionale e nostalgia. Le riprese vedono molte inquadrature sfocate, inganno la fotocamera per costringerla a mettere a fuoco un qualche elemento inesistente per creare questo effetto di mancata messa a fuoco. Ingannare la telecamera è come ingannare il sistema. Il cinema è desolato tranne per la mia figura che appare poche volte. C’è un’aura di mistero che avvolge la strana luce che fuoriesce dalla bocca, è un rigurgito o una nuova creatura? Il crescendo di un suono mostruoso e il terrore della metamorfosi. Il mio obiettivo è non sfociare nel narrativo ma stare sul confine, vorrei che lo spettatore sviluppasse una propria narrazione senza la mia versione scritta dei fatti. Questo lavoro coinvolge una performance sonora live, la fisarmonica è lo strumento protagonista della mia infanzia, suonato da mia madre e mia zia prima di me, e abbandonato infine da tutte noi. Diventa metafora di vivere in due luoghi diversi, di nostalgia. Si suona sia il basso che il canto, le mani si muovono indipendenti una dall’altra. Due vite diverse, due spartiti diversi, per lo stesso musicista.
