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Simona Salerno

FOTOGRAFIA | Emilia Romagna

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Simona Salerno, siciliana classe ’84, si traferisce a Bologna dove alterna studi artistici e psicologici legati alla comunicazione non verbale, al processo creativo e all’esternalizzazione del Sé per una comprensione profonda dell’essere e delle inclinazioni più antiche, presenti e vive nei corpi e nell’animo umano. Nel corso degli anni si approccia alla fotografia frequentando anche dei corsi e di recente si avvicina al mondo Polaroid. 

L’uso di questo strumento fotografico le permette di bloccare nel tempo una precisa atmosfera emotivo-sensoriale e di renderla palpabile nel qui e ora dello stesso atto creativo. 

Viene selezionata in diverse mostre ed eventi quali:

Paratissima 2020 con il progetto “Embodiment: Covid-19” per la sezione Phocus Stay Home (Torino)

Polaroiders International ottobre 2020 (Bologna)

Polaroiders SI Fest Savignano sul Rubicone settembre 2020

Polaroiders International giugno 2021 (Bologna)

Polaroiders SI Fest Savignano sul Rubicone settembre 2021

Finalista SI FEST OFF 2021
Paratissima 2021 con il progetto “L’attesa” per la sezione ”NICE – Music for airports – Armonie per un tempo sospeso” (Torino)

ISO 600 ottobre 2022 (Bologna)

Wild Stage ottobre 2022 (Bologna)

“Embodiment” è un progetto a lungo termine nato durante il primo lockdown nel 2020 dall’esigenza di rappresentare visivamente le possibili forme umorali che si sono alternate nel corpo in più momenti di reclusione forzata che si sono succeduti durante il periodo pandemico.

Quando un corpo si presta alla somatizzazione dei vissuti e delle emozioni, il gesto e la forma diventano espressione autentica delle passioni, degli istinti profondi e viscerali, diventa “cosa viva”.

La donna, soggetto e oggetto di ricerca, viene rappresentata attraverso le emozioni vissute e le sue trasformazioni psichiche e corporee, in un momento storico delicato e inaspettato. 

Il senso di soffocamento, il tempo sospeso vissuto come interminabile, lo spazio vitale limitato e poi il bisogno di inspirare ed espirare, sentirsi, ascoltarsi, stare nel qui e ora e ancora respirare. Un corpo tenuto sottovuoto che lascia poi spazio alla possibilità della procreazione, a nuova linfa vitale. 

La pratica dell’autoritratto espletata come percorso di riparazione, un modo per bloccare e oggettivare l’immagine allo specchio dandone prova di esistenza in vita: mi vedo, mi fotografo, esisto.

Una donna che si rifugia così nei silenzi e nei profumi della natura e dei fiori, una metafora romantico-poetica dell’esistenza e del ciclo della vita con le sue nascite e le sue fragilità, con le rinascite e la sua caducità, in un ritmo che sembra così infinito ed effimero.