Riccardo Aleodor Venturi
SCULTURA | Lazio
Ricardo Aleodor Venturi è nato a Pesaro (PU) nel 1994. Vive e lavora tra le colline e il mare.
Dopo il diploma alla Scuola del Libro di Urbino, sezione incisione, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Frequenta per un periodo di sei mesi la PXL – Mad ad Hasselt, Belgio, nella cattedra di Koen Van Den Broken, all’interno del programma Erasmus.
Ha partecipato a importanti concorsi e mostre collettive nazionali e internazionali tra cui Premio EneganArt (Firenze, 2016), Premio Arte (Milano, 2015, 2017), Premio Nocivelli (Brescia, 2017, 2018), Premio Combat (Livorno, 2018, 2020,2022), Premio Arteam Cup (Forlì, 2018), Premio Lynx (Trieste, Torino, Slovenia, 2019), Malamegi Lab.14 / Lab.22(Venezia, 2020, Roma, 2022), vincendo numerosi premi e riconoscimenti tra cui il Premio Assoluto Desidera – Festival d’arte contemporanea (Trieste, 2021).
Selezionato dal Premio Marchionni per Verba Volant Scripta Manet, Olbia (SS), una mostra collettiva in dialogo con le opere di Eduarde Manet della collezione Alfred Strolin.
Ha partecipato alla residenza d’artista V_AIR 2017, Museo MUST, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Vimercate (MB), a cura di Martina Corgnati.
Nel 2018 ha organizzato e partecipato a L’ABITANTE, Pesaro (PU), una mostra a cura di Adele Cappelli. Il progetto è stato realizzato a L’attico, uno spazio ad uso domestico che un gruppo di artisti, insieme con l’aiuto di curatori ed esperti del settore, hanno trasformato in un luogo d’arte per diversi mesi.
Nel 2020 iniziano le prime mostre personali tra cui M-are non cerca M-ere, ma M-ire a cura di Flavia Motolese, Satura Art Gallery, Palazzo Stella, Genova (GE).
Conchiglia
2020
Calco in gesso da plastica fusa dal mare
25 x 20 x 25 cm
Conchiglia raccoglie il respiro di un tempo diverso, il tempo dei rifiuti.
Oggetti che troviamo e percepiamo come scarti si ritrovano e si elevano a elementi degni e pregni di riflessione.
La filosofia dello scarto.
Quando un oggetto, un pensiero esaurisce la sua vita?
Il gesso, come ci presenta il titolo, ci riporta alla mente le forme e l’eleganza di una grande conchiglia, ma il calco non è altro che un elemento trovato in spiaggia di plastica fusa dal mare.
Sembra un controsenso ma questo agglomerato di plastica non è altro che il frutto di una lavorazione, di un “tocco” naturale: Il mare.
In questo flusso misterioso si possono trovare mille automatismi creativi.
Una materiale artificiale trasformato dal mondo naturale in una creazione ibrida, come la natura piega e forma un mondo che tenta di cambiare.
Un lavoro che diventa il ritratto di un instancabile spazzino del quotidiano che raccoglie e riflette su ogni elemento e che osserva con meticolose attenzioni altri meccanismi liquidi per ritrovare nella fragilità del cambiamento sé stesso.