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Mauro Masin

PITTURA | Veneto

Nome:

Masin Mauro

Breve biografia:

Masin nasce a Valdobbiadene il 18 luglio 1989. Pur dimostrando fin da piccolo interesse e capacità per il disegno (per il disegno tecnico in particolare) si avvicina alla pittura solo all’età di 18 anni, mentre frequenta la scuola superiore all’istituto tecnico per geometri a Montebelluna. Da quel momento la pittura diventa un elemento sempre più importante nella sua vita. Si iscrive e frequenta per tre anni la facoltà di Fisica a Padova; si ritira in seguito dai corsi senza conseguire la laurea per dedicarsi interamente alla pittura. 

Il suo stile pittorico muta notevolmente nei primi anni: passando da una fase iniziale di astrattismo geometrico con parvenze di metafisica, Masin affina sempre di più la sua tecnica avvicinandosi negli anni ad un realismo puro, quasi all’iperrealismo nell’ultima fase. Tuttavia, a detta di Masin, l’iperrealismo non è mai stato cercato volutamente: la grana della tela, il numero di velature ed altri dettagli fondamentali dell’iperrealismo moderno non sono una priorità invece per l’artista. Negli ultimi anni Masin partecipa a diverse esposizioni nazionali ed internazionali, realizza molte opere su commissione (specialmente ritratti) e continua ad affinare la sua tecnica, nonché la sua idea di realismo contemporaneo.

Descrizione progetto artistico:

Il realismo di Masin Mauro, pittore autodidatta italiano classe ’89, è estremamente unico, sia nelle scelte rappresentative, sia nello stile che nella sua realizzazione. Ci sono delle costanti, nelle opere di Masin, che permettono anche al più distratto osservatore di riconoscere una sua opera, ancor prima di vedere la sua firma nell’angolo in basso della tela: in primo piano delle figure, spesso donne sole ed abbandonate (o scappate?) dal mondo; in secondo piano un paesaggio, spesso delle case o degli edifici, che danno alla tela una ricercata simmetria tutta masiniana; luci ed ombre che infittiscono l’immagine di particolari e ne risaltano i dettagli; infine, vi è il silenzio, dipinto chiaramente da Masin come fosse una persona o un’entità, una figura in tutti i quadri sempre uguale e sempre diversa. E seppur sia il dettaglio meno evidente, il meno preciso, il meno articolato, il silenzio dipinto da Masin è sicuramente il particolare più chiaro e diretto, quello che non lascia dubbi all’osservatore: è il silenzio più vero, il più reale, di quei silenzi che una volta è accompagnato dal fruscio delle onde del mare, altre volte dal riverbero delle auto che sfrecciano di notte giù nella strada, altre volte dal vociferare lontano delle persone o dal cinguettare degli uccelli. Il suo silenzio arriva agli occhi di chi lo osserva come se avesse una forma e un colore, un nome, un posto e un luogo; di fatto però, nel penetrante chiaroscuro di Masin, tra giochi di simmetrie e di luce, è l’unico particolare che non ha nessuna forma e nessun colore. 

Il realismo di Masin è in ciò che disegna, ma è ancora più vivo in ciò che non disegna. Il realismo di Masin sta nella tela, ma poi ti viene a trovare a casa, anche quando non lo cerchi. È quel realismo di quando ti giri ed improvvisamente l’angolo della tua casa non è più un angolo della tua casa, uno scorcio del tuo paese non è più un solo scorcio: dopo aver visto un quadro di Masin quel posto che conosci da sempre diventa un quadro di Masin, e proprio lì ci vedi una figura sola, immobile, intenta a rincorrere un pensiero  che altrimenti se ne và via per sempre, senza speranza. È quel realismo di quando assaporiamo l’aria pulita di montagna con un solo respiro, o quello di una calda notte d’estate, di quando cerchiamo di alimentare una sensazione che sta solo lì, in quell’istante e in quel momento, e che bisogna proteggere con religioso silenzio. E Masin lo crea e lo protegge, per primo. 

Come Masin dichiara, la sua arte si ispira al pittore americano Edward Hopper, soprattutto per la scelta della luce e del chiaroscuro. Anche le figure ed i paesaggi sembrano richiamare il gusto del pittore americano; nell’opera di Masin, però, essi prendono un’altra strada: si distanziano piano piano da ogni richiamo spazio-temporale, tanto che non è possibile ritrovare nelle sue opere un chiaro riferimento al paesaggio tipico italiano. Il paesaggio dipinto da Masin potrebbe essere in Africa, America o in Europa, poco importa; le figure dipinte da Masin non hanno luogo e non hanno tempo, aspettano lì, immobili, ciò che è più sacro nella vita: un momento di solitudine, autentico, vero. 

Il lavoro di Masin non ha chiavi di lettura, non è ambizioso, non è chiassoso, non è volgare, non urla nulla di nuovo al mondo, non sbraita. Il lavoro di Masin sussurra, piuttosto. All’osservatore non resta altro che guardare, ancor di più ascoltare. E forse come per magia, come quando da bambini si accostava l’orecchio ad una conchiglia per sentire il rumore del mare e non se ne capiva il motivo, l’osservatore potrà allo stesso modo sentire il rumore attutito e remoto di un posto a lui intimo e caro, di un momento segreto, solitario, di straordinarie libertà.

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