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Iris Basilicata

LETTERATURA | Campania

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Iris Basilicata si diploma nel 2012 come attrice ed aiuto-regista presso la scuola internazionale di teatro Circo a vapore di Roma. Nel 2019 consegue il master in drammaturgia presso l’accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico di Roma. Segue numerosi workshop di recitazione con Massimiliano Farau, Filippo Gili, Pierpaolo Sepe, Michael Margotta, Riccardo Vannuccini. Dal 2017 entra a far parte dell’associazione culturale Artestudio Teatro lavorando come co-conduttrice in vari laboratori sul territorio laziale in diverse carceri, centri di igiene mentali, centri di accoglienza per rifugiati. Con Artestudio Teatro lavora come attrice in progetti sia italiani che esteri.

Nel 2018 vince l’XI edizione del premio Giovani Realtà del Teatro per la sezione monologhi. Nel 2021 pubblica la sua prima silloge “Poesie tra i denti”. 

Nel 2022 vince il premio della critica al Premio InediTO- Colline di Torino per la sezione testo teatrale con la sua drammaturgia “Il cuore, la milza, il lago”.

DESCRIZIONE OPERA

Cos’è La voce liquida

Esistono diversi tipi di voce: bisbigliato, falsetto, laringale, mormorato. Il bambino inizia a parlare nel primo anno di vita per affermarsi, comunicare col mondo e farsi comprendere da esso. Ma quale tipo di voce, invece, utilizziamo quando pronunciamo tutte quelle parole che in realtà non vogliamo dire? E quando invece non le pronunciamo? Come si tramuta il silenzio del pensiero in parola? 

Esiste una voce specifica che risiede in ognuno di noi per descrivere al meglio il silenzio. La voce liquida vuole essere il tentativo di dare respiro a quelle piccole cose che risiedono nell’animo umano e che spaventano se guardate lucidamente. Sono cose che danno fastidio, diventano scomode una volta illuminate chiaramente senza filtri, ci dicono chi siamo quando in realtà non vogliamo saperlo per non dover accettare di essere semplicemente noi stessi. Queste poesie sono un breve resoconto di una esistenza che si è mossa goffamente in un corpo, ha dovuto scalpitare per affermarsi. Un corpo che non ha saputo trovare una giusta collocazione, o forse sì. Una vita che ha voluto dire delle cose con una propria voce che non nasce dalla gola ma da un luogo molto più oscuro e recondito di uno stesso corpo.