Compagnia Jolie Rouge
TEATRO | Lombardia
Laurea magistrale in Filologia Moderna, diploma in Regia all’Accademia Nazionale d’arte drammatica “Silvio d’Amico”. Studia al SZFE di Budapest al corso di Physical Theatre tenuto dal regista e coreografo Csaba Horvath. Studia physical Theatre e Clowneriè Decroux alla LAMDA academy of Music and Dramatic Arts a Londra. Nel 2015 è in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano con DOMINO progetto in collaborazione con la compagnia Linee Libere e in cui scrive e dirige FABRIZIO e dirige HUIS CLOS di J.P.Sartre. Nel 2016 DOMINO replica al Teatro Potlach di Fara in Sabina e al Teatro di Sacco di Perugia, e FABRIZIO è in stagione al Teatro Biondo di Palermo. Nel 2016 segue le prove di “Odissea a/r” di Emma Dante, e segue Oskaras Korsounovas alla Biennale di Venezia. Tiene un seminario in Università La Sapienza di Roma su DOMINO e va in scena al Teatro India. Nel 2017 segue le prove del “Macbeth” di Emma Dante al Teatro Massimo di Palermo, è assistente alla regia di Oskaras Korsounavas per “Egle the Queen of serpents” Teatro di Roma, e assistente alla regia di Emma Dante per “La Scortecata” Festival di Spoleto 2017. Nell’estate 2017 scrive, dirige e interpreta “Na Vodd’”
spettacolo in abruzzese su una storia popolare del secondo dopoguerra. Nel Gennaio 2018 la sua compagnia produce “Ernest” tratto da “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di O.Wilde , testo e regia di Manuel Capraro, in scena a Milano presso “ Officine Fotografiche Milano”, a Roma “Teatro Argot”, e Finalista del Festival Scintille 2018, al Teatro Tieffe Menotti di Milano e ad Asti in occasione di Asti Teatro. Nel Settembre 2018 è in residenza artistica grazie al patrocinio del Comune di San Vito Chietino, con lo spettacolo “Carlotta e il giovane Werther” che tratta il tema della parità dei sessi e della violenza sulle donne. Lo spettacolo ha debuttato a gennaio 2019 al Teatro “Quartieri Airots” di Napoli, con repliche al “Muspac” dell’Aquila, al Teatro Comunale di San Vito Chietino, al Teatro del Navile di Bologna. L’ultimo lavoro prima della pandemia è stato “Pinocchio o il diverso” spettacolo selezionato al Festival Scenario Infanzia 2019. Post pandemia, nel 2022, fonda con la sua compagnia d’arte, la compagnia Jolie Rouge, il Teatro Jolie Rouge a Roma di cui ne è Direttore Artistico.
TITOLO PERFORMANCE \ TITOLO SPETTACOLO SINOSSI SPETTACOLO
Cosa significa per una donna attendere? In un unico spazio scenico si muovono alcune donne di una stessa famiglia, sono figlie, madri e sorelle, si confondono e nella fusione si differenziano.
I diversi personaggi aspettano qualcosa o qualcuno: il primo ciclo mestruale, una risposta dall’università, il risultato del test di gravidanza, un organo, il Natale, un uomo che ritorni, un padre che si ricordi delle figlie, delle scuse, una madre che riesca, nonostante l’Alzheimer, a riconoscere ogni figlia.
Ogni donna di questa famiglia è un personaggio che rappresenta un momento della vita, con le speranze, emozioni tipiche dell’infanzia, adolescenza, giovinezza, età adulta e vecchiaia.
L’attesa dell’altro e del suo sguardo come unico modo per esistere e rallegrarsi del fatto di essere al mondo, lo sguardo dell’altro come unico modo per essere riconosciute e amate.
È mattina e tutte le donne che vivono in casa vogliono entrare in bagno. Tutti i dialoghi avvengono sul ciglio della porta che separa il bagno dal resto della casa.
È il confine tra il contatto con l’intimità delle proprie tragedie e la famiglia che incombe.
Nel bagno le singole donne raccontano le loro paure, i drammi che non possono dire a nessuno, oppure si aprono al mondo registrando un video da mettere online.
Lo spettacolo inizia e si articola su dialoghi di donne che si confrontano e cercano rassicurazioni. Non sono personaggi traballanti ma, attraverso i loro racconti, creano attesa e sospensione anche nel pubblico.
Lo sfondo è quello di una famiglia, tutta al femminile. Ogni donna è strettamente connessa e legata alle altre, sono egoiste e in competizione tra loro.
Gli uomini sono tutti abbandonici o morti, ma sono anche stati “fatti fuori” da questi legami che non possono ammettere un terzo nelle loro fitte trame.
Anche se non si vedono, sono sempre presenti, si parla di loro. Alla fine, ogni donna ha dei conti in sospeso che spera di poter pareggiare, mentre si frantumano in un’attesa più grande, quella di essere riconosciute nella loro unicità, di essere amate per quello che sono.