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Giuseppe Ermes Signorile

FOTOGRAFIA | Puglia

Giuseppe Ermes Signorile, nato a Bari nel 1999, ha mostrato fin da bambino una naturale inclinazione verso l’arte, sviluppando uno stile fotografico caratterizzato da sperimentazione e astrattismo. Le sue immagini, spesso simboliche, surreali e futuristiche, riflettono una ricerca artistica profonda. Dopo aver ottenuto con lode la Laurea in Cinema, Fotografia e Audiovisivo, ha trasformato la sua passione per la fotografia in una professione. Attualmente, prosegue i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti di Bari.

Nel 2023 ha esposto alla Biennale dei Giovani Fotografi di Bibbiena e ha pubblicato il progetto “Mentre piove aridità” sulla piattaforma della FIAF Agorà Di Cult. Ha vinto il premio CCIAA di Bari con il progetto “Micro Macro” presso la Camera di Commercio di Bari. Nel 2024 ha esposto al festival “Una Selva di Immagini” con il progetto “Muybridge” e ha partecipato alla mostra itinerante “Enigma del Paesaggio” in Puglia. Sempre nel 2024 ha esposto al Festival della Fotografia Italiana di Bibbiena con il progetto “Incubi” e ha vinto il 25° FotoConfronti con il progetto “Identità”. 

Descrizione progetto in concorso

“Identità”

Condannato da un’eredità violenta, Giuseppe esplora la decadenza di un mondo crudele, ereditando una genetica da sicario che lo obbliga a osservare il proprio declino. Diviso tra le aspettative altrui e la sua vera natura, vive in bilico tra determinismo e un desiderio di autodistruzione.

Schiacciato dall’insonnia e da pensieri ossessivi, affronta un conflitto spirituale profondo, oscillando tra impulsi divini e diabolici, perseguitato dai propri demoni interiori. La metafora della mela marcia che non cade lontano dall’albero rappresenta il suo destino ineluttabile. L’amore che lo ha consumato ha lasciato cicatrici profonde, frammentato tra l’odio e l’amore, tra visioni distorte di passione e sofferenza.

Un altro cappio lo chiama, legato lentamente intorno al collo, soffocandolo tanto quanto i suoi pensieri notturni. Tutto ciò che non ha mai avuto, lo ha perso due volte. La ricerca infruttuosa di se stesso, e la vana ricerca di Dio, lo ha portato a un grido costante che neppure le medicine possono placare.

Giuseppe sente Dio che gli taglia la corda mentre lui perde l’equilibrio, cadendo nell’incertezza della propria esistenza. Disconnesso dal mondo e da sé, non trova chi è. Forse è vivo, forse è già morto.