Anna Pesetti
VIDEOARTE | Toscana
Anna Pesetti è un’artista pietrasantina attiva nel campo della videoarte. Dopo aver conseguito la laurea con lode in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Pisa, approfondisce la sua formazione con il percorso magistrale in Storia e Forme delle Arti Visive. La passione per l’arte multimediale la porta a esporre in alcune gallerie versiliesi. Negli anni riceve importanti riconoscimenti culturali, tra cui diversi premi letterari e una selezione per il concorso internazionale Il Federiciano, che le consente di essere inserita nell’ edizione 2021 dell’Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei. Da sette anni, Pesetti organizza progetti di videopoesia nelle scuole, lavorando a stretto contatto con associazioni culturali locali. A dicembre 2023, assieme ad Andrea Caldarini e grazie alla preziosa collaborazione di Nadir Diego Rubini e Antonia Pizzolante, fonda Punti di Fuga: un gruppo di cooperazione progettuale, focalizzato sulla valorizzazione dei beni culturali mediante la sperimentazione di linguaggi multimediali. In questo fertile contesto creativo, realizza opere di videoarte su commissione di artisti e curatori italiani e internazionali, collaborando con importanti esponenti del teatro italiano e compositori di rilievo. Nel mese di giugno, partecipa come artista ospite al festival Carrara Studi Aperti 2024, dove proietta cortometraggi realizzati per il progetto Lettura Sartoriale. Tra le commissioni più recenti spicca un elaborato multimediale realizzato sull’opera Moonwalk di Andy Warhol, presentato con successo ai festival Asserli 2024 e Arte Kunst Val Taro Plus 2024. A settembre 2024, assieme agli altri membri del team, appare come artista ospite al teatro Il Cavallino Bianco di Galatina, in occasione della proiezione del cortometraggio Thalassa della regista Vittoria Becchetti, ispirato all’opera del pittore Ettore Giaccari.
Descrizione progetto in concorso
Eye Contact è progetto di videoarte articolato in tre capitoli, ogni sezione rappresenta un momento di contatto fra Dio e l’uomo e corrisponde alle tre fasi dell’eclisse: visibilità, oscuramento e nuova apparizione dell’astro. Il legame tra fenomeni celesti e realtà spirituale evidenzia l’alternanza biblica tra rivelazione e occultamento, il formato del video è infatti concepito per evocare l’idea di uno sguardo cosmico sul creato. Il primo capitolo esplora l’origine dell’universo attraverso tecniche microfotografiche e riprese di animali. Simboli come la lisca di pesce, richiamo all’ichthýs paleocristiano, e la croce, sottolineano il nesso tra materialità e spiritualità della creazione. La comparsa del serpente segna la transizione dal caos primordiale a un ordine razionale, mentre la scelta del bianco e nero rimanda alla separazione biblica tra luce e tenebre. Il secondo capitolo si concentra sul martirio di Cristo, esplorando il fenomeno astronomico dell’aberrazione della luce, metafora della distorsione del messaggio evangelico. L’approccio fotografico, ispirato all’arte fiamminga e ai maestri del Rinascimento italiano, utilizza l’illuminazione in modo simbolico. L’introduzione progressiva del colore e la brevità di questa sezione riflettono rispettivamente la complessità morale della nostra società, in cui i confini fra bene e male appaiono sfumati, e la fugacità dell’esperienza umana sulla Terra. L’ultimo capitolo, ispirato al Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch, offre una rappresentazione del Regno Celeste. Il climax cromatico termina in un’esplorazione visiva che riflette l’imperscrutabilità del Dio biblico. La perfezione paradisiaca si traduce in immagini concentriche e astratte, che evocano la sincronia cosmica delle sfere aristoteliche. Le immagini che appaiono in questa sezione hanno attraversato tre fasi di produzione: dopo essere state create dall’artista, sono state parzialmente animate dall’intelligenza artificiale, ulteriormente lavorate dall’artista con programmi di disegno e animazione 2D e infine sezionate e montate con tecniche speculari. L’integrazione dell’AI nel processo realizzativo ha un valore simbolico: l’insondabilità e l’ambiguità insita nella figura di Dio, creatore e distruttore, rispecchia quella della scienza e delle nuove tecnologie, un mondo dominato dalla razionalità e dall’ordine implica forse la distruzione dell’umanità.