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Giovanni Giusti

FOTOGRAFIA |

Giovanni Giusti, nato il 14 marzo 2002 a Firenze, ha sviluppato fin da giovane una profonda passione per la fotografia. Dopo aver completato gli studi presso il Liceo di Agraria, ha deciso di dedicarsi completamente alla sua passione e si è iscritto alla Libera Accademia di Belle Arti (LABA) di Firenze, focalizzandosi sullo studio della fotografia.

Nel corso degli anni, Giovanni ha dedicato il suo impegno a diversi progetti personali, dimostrando un vivido interesse per l’esplorazione della condizione umana attraverso un approccio concettuale alla fotografia. Le sue immagini, cariche di significato, cercano di catturare e comunicare emozioni e pensieri profondi.

A luglio 2023, il progetto fotografico di Giovanni, “Il vuoto e il resto”, ha ottenuto riconoscimento attraverso la pubblicazione sul Magazine Perimetro, disponibile all’indirizzo (https://perimetro.eu/luglio-2023/il-vuoto-e-il-resto/). Inoltre, Giovanni è stato vincitore della Biennale Giovani Fotografi Italiani (Bibbiena) con l’opera “Il vuoto e il resto”.

Attualmente residente a Firenze, Giovanni Giusti continua a dedicarsi attivamente alla sua carriera di fotografo.

Descrizione progetto:

Attraverso questo progetto, s’intende esplorare la conoscenza di una persona ma in modo insolito, concentrando l’attenzione sull’assenza anziché sulla presenza e sulle interazioni dirette. Nel corso del lavoro, vengono cercati frammenti di pensieri, tracce della mente e silenzi eloquenti per costruire un dialogo visivo tra l’assenza e ciò che resta.

L’inizio del percorso è segnato da aspettative e idealizzazioni, ma anche da sintonia e fiducia, che via via sfociano in compromessi necessari. Si riconosce la fugacità dell’illusione della perfezione iniziale, lasciando emergere carenze, vulnerabilità e fragilità. La delusione, quando le aspettative non trovano soddisfazione, e la disillusione, quando la realtà non rispecchia le speranze, accompagnano il protagonista principale: l’assenza, da cui nasce il resto.

“Il vuoto e il resto” diventa così una riflessione intima sulla natura umana, sulle connessioni che si costruiscono e si disfano nel tempo. Questo lavoro condivide una consapevolezza delle esperienze umane e delle dinamiche relazionali, sottolineando che ciò che permane può offrire una comprensione più profonda delle connessioni che definiscono la nostra umanità.