Flavio Collu
PITTURA | Sardegna
Flavio Collu
@flaviucollu
Flavio Collu nasce a Cagliari nel 1986. All’età di diciotto anni inizia a scarabocchiare con la penna sui fogli della stampante, e parallelamente con lo stesso approccio sperimenta anche con la musica, facendo dell’improvvisazione sonora un motivo in più per delineare il suo stile. Accettare il caso e l’errore, spesso indelebile, inglobandolo nell’opera, un’operazione che vale sia con la penna che con le note musicali e anche nella vita. Cerca di progredire nel disegno e dopo aver accumulato diverse risme di questi esperimenti e studi, talvolta abbelliti con le matite colorate, prova l’inchiostro di china e i fogli più grandi, per arrivare infine alla tecnica della pittura ad olio su tela. In seguito, volendo migliorare la propria manualità, si iscrive all’accademia di belle Arti di Roma, dove frequenta per due anni. In giro conosce diverse persone dell’underground, ma poi a causa di problemi personali è costretto a tornare in Sardegna. Qua continua con la sua ricerca artistica, dipingendo prima una serie di fiori, poi lasciandosi andare su svariati soggetti, ritratti, insoliti cani, strane formiche, paesaggi extraterrestri, figure mitologiche, e tradizionali della sua isola. Nel frattempo aumenta anche la dimensione dei suoi quadri e inizia a utilizzare i colori acrilici, più pratici per i tempi di asciugatura. Ha esposto le sue opere in poche occasioni, a qualche festa di paese, e in una mostra collettiva organizzata dal collezionista. Ha partecipato ad alcune estemporanee. Ultimamente si è trasferito a Roma, dove lavora come fattorino e cerca di sfruttare il tempo che gli resta in maniera costruttiva, continuando a dipingere e a suonare.
L’artista di solito affronta ogni singola opera come un progetto in sé, perciò i suoi lavori sono diversi l’uno dall’altro, anche se si possono trovare delle connessioni stilistiche. Il dipinto con il quale partecipa al concorso, è innanzitutto una ricerca di bellezza e pace interiore, uno studio sulla luce e sull’armonia cromatica, guidato da un certo romanticismo visionario. Il contenuto sarebbe uno spunto di riflessione filosofica per l’umanità che viaggia verso lo spazio inesplorato, dove fluttua ancora la speranza di un sogno infinito, cioè di trovare un esopianeta abitabile dove un giorno costruire una colonia. Attualmente non esistono macchine capaci di arrivare così lontano, tranne che nell’immaginazione degli artisti, a volte. L’opera è costruita intorno ad una fantastica ipotesi sulle forme di vita extratterrestre, ma prima dell’improbabile sbarco dell’uomo del futuro. Certo, pur sempre una fiaba, ma slegata dal positivismo (e dal pessimismo) presente nelle epopee intergalattiche di science fiction. Questo per portare il fruitore a guardare al presente, con i piedi per terra, ed invitarlo a valorizzare nel migliore dei modi la sua casa terrestre ed interiore.
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