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Ania Kozdoba

VIDEOARTE | Emilia Romagna

Ania Kozdoba è una visual artist di origine russa che attualmente vive in Italia. A 25 anni, è già un’affermata fotografa ritrattista, artista di video arte e regista, con oltre dieci anni di esperienza. Ha conseguito la laurea in Nuove Tecnologie dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Verona, concentrandosi sulla Progettazione Multimediale e Arte Visiva. Nella sua arte integra le conoscenze legate al mondo della psicologia e allo studio del sistema nervoso e degli stimoli sensoriali, promuove attivamente l’importanza della sanità mentale e neurobiologica che deriva dalla consapevolezza mentale, emotiva e corporea. Tratta le tematiche sociali come la libertà di espressione, la lotta contro gli stereotipi, la violenza psicologica e di genere, le cause ed effetti della dissociazione in un individuo. Le virtù principali di Ania derivano dalla sua acuta sensibilità che le dona un’attenzione impeccabile ed empatia che traspaiono intensamente nelle sue opere d’arte. Capisce e legge le emozioni delle persone e le trasforma in luci, colori e composizioni. Ha la curiosità di una bambina e la saggezza e la profondità di un’anziana, proprio questo rende la sua arte speciale. 

Descrizione progetto in concorso
25 KM

Unendo le due mentalità, quella berlinese di Andrea Cadamuro, (@decadent_jugend), solista di RUHR (@__ruhr_), insieme a quella di Ania, proveniente dalla realtà post-sovietica: attraverso i paesaggi spogli e futuristici tipici della Berlino Est e di qualsiasi città dellʼest-Europa facente parte dellʼex-URSS, hanno voluto trasmettere la frenesia e, al contempo, lo stallo dei pensieri decadentista e futurista. Ania si è immaginata una costante corsa verso un obiettivo, a volte una corsa ferma senza meta, che può essere paragonata parallelamente al sentirsi bloccati nella dissociazione. Si tratta di un flusso di coscienza senza fine, frustrante e ipnotico che raramente porta verso la metà desiderata, anzi, quando entrano in gioco i freni di sicurezza che attuano lʼarresto improvviso, si rischia di cadere e sfregarsi a sangue il viso sullʼasfalto. Questo risulta però lʼunica salvezza di questo inseguimento: fa rialzare in piedi e prendere le consapevolezze. La corsa frenetica e la paralisi della mente, una gara con sé stesso, in cui non cʼè nessun vincente. Una rincorsa da un mostro ipotetico, dove spesso e volentieri quel mostro sei tu stesso. Schiacciando la propria testa con le proprie mani, ti trovi in una posizione di violenza verso sé stesso e non cʼè altro da fare che scappare e andare veloce, andare rapido.